Abuso sessuale e stupro

La recente sentenza dei giudici del tribunale di Navarra che ha condannato un branco di violentatori per abuso sessuale piuttosto che per stupro ci offre lo spunto per riflettere su questa distinzione. Nella fattispecie si è trattato di cinque uomini (non uno ma cinque) che hanno violentato una ragazza di diciotto anni e che grazie al beneficio di questa lettura ambivalente della violenza carnale hanno potuto godere di una sentenza minima.

Le leggi sono rappresentative del concetto che esprimono.  Cerchiamo allora di estrapolare il significato di una legge che distingue tra abuso sessuale e stupro. Cosa ci comunica in primo luogo? Ci dice che per chi l’ha formulata e per chi l’ha votata sono due cose diverse.

Dalla sentenza di Navarra emerge che l’abuso sessuale si distingue dallo stupro in quanto nel primo caso vi è un consenso all’atto; si tratta dunque di un atto sessuale tra due parti consensienti che però è stato spinto oltre il consenso. Concettualmente consenso e assenza di rifiuto sono due cose diverse ma poiché nei casi di violenza carnale è purtoppo pratica comune interpretarli come sinonimi siamo davanti al primo problema della dissociazione tra abuso sessuale e stupro che va interamente a discapito della parte offesa. Infatti se lo stupro sottintende coercizione o intimidazione, in termini pratici significa che è la donna a dover dimostrare non solo di non essere stata consenziente fin dal principio ma di avere anche lottato (cosa che in taluni casi sarebbe una scelta suicida).

Ammessa però anche un’iniziale consensualità, ci troviamo davanti al secondo problema della dissociazione tra abuso sessuale e stupro, quello del paradosso: se qualcosa infatti si spinge oltre il consenso significa che ad un certo punto quel consenso è venuto meno e che dunque, a partire da quello stesso punto, distinguere l’uno dall’altro è concettualmente errato: un abuso sessuale è uno stupro.

Naturalmente questo vale per le donne – per le quali non esiste distinzione: l’uno è sinonimo dell’altro – ma non per gli uomini.

Distinguere tra abuso sessuale e stupro sottintende che la penetrazione in sé è solo una ‘marachella’ da trattare con indulgenza. Infatti le sentenze diventano pesanti solo in presenza di violenza fisica: è quella che in realtà si punisce non quella carnale.

In conclusione siamo davanti ad una distinzione che difende implicitamente il diritto naturale (e animale) dell’uomo sulla donna.

Una distinzione che affonda le proprie radici nella cultura patriarcale.

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  1. Viviana ha detto:

    Ho scoperto il tuo blog grazie a un articolo su “genitori crescono”, che mi è piaciuto molto. Mi permetto un appunto (spero costruttivo).
    Scrivi: “un abuso sessuale è uno stupro. Naturalmente questo vale per le donne – per le quali non esiste distinzione: l’uno è sinonimo dell’altro – ma non per gli uomini.” Vivo in Spagna da molti anni, e questo giudizio sembra ingeneroso verso i tantissimi uomini che hanno mostrato apertamente (alle manifestazioni – che qui sono state tante, nelle chiacchiere della pausa pranzo, sui social…) il proprio disgusto per la sentenza e l’impegno a cambiare una differenziazione legislativa che percepiscono come assurda. Nella tristezza della vicenda, vedere una reazione collettiva così forte, rapida e priva di una netta caratterizzazione di genere, è stato, tutto sommato, molto confortante.

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