Una società bianca, cristiana e patriarcale

Del tweet di @GiorgiaMeloni non è tanto esecrabile l’uso politico dello stupro ma quello strumentale contro l’immigrazione.
La Meloni non si è mai distinta per aver preso posizioni in difesa dei diritti delle donne, anzi è la portavoce della cultura patriarcale.
Sa bene che stupri e femminicidi non sono fenomeni legati all’immigrazione (le statistiche parlano chiaro) ma atteggiamenti che affondano le radici nella cultura che lei difende e promuove.

Le donne vengono uccise tra le mura di casa quando vogliono separarsi perché sono considerate “proprietà”; vengono stuprate perché non hanno diritto di dire “no”, perché per certi uomini (bianchi, neri, gialli o meticci) l’accesso al corpo della donna è un diritto sacrosanto.

L’antiabortista

La Meloni antiabortista quel diritto dell’uomo sul corpo di una donna lo sbandiera, lo grida e lo incita. Nel suo universo (così vicino a quello del GOP americano e quello di Orban), il corpo della donna è un insieme biochimico ad amministrazione statale. Perché se affermi che il controllo biologico sia questione troppo seria per essere affidata a una donna, non puoi lamentarti poi se uomini bianchi o neri si sentano in diritto di far loro allargare le gambe. Se un essere umano conta “meno” e ha meno diritti, chi più ne ha ne trarrà vantaggio.

Le condanne degli stupri sono sacrosante, ma permettetemi che quando provengono da una donna che alimenta ogni giorno proprio la cultura di cui lo stupro è figlia, m’indigno.

Rappresentante del patriarcato


Un impegno a 360 gradi contro la cultura patriarcale rende interventi credibili, altro è solo ipocrisia. Per onestà intendo un impegno sulla parità salariale, sull’accesso agli asili nido, sulla difesa dell’aborto ecc. Invece la Meloni combatte CONTRO tutte queste cose, e anzi lei e il suo partito demonizzano, sbeffeggiano e trollano chiunque se ne occupi. È così che già sui social si crea quel clima di patriarcale violenza. Le femministe sono “troie”, “mignotte” ecc. La violenza verbale diventa descrittiva e i social aprono una finestra su ciò che può essere lecito nel mondo reale. Allora alle donne che rivendicano individualità e diritti “bisogna dare una lezione”, bisogna “metterle a posto”, bisogna “fargli capire chi comanda”, “fargli abbassare la cresta” ecc. In sostanza lo svilimento delle donne fino a farne oggetto.

La cultura dell’odio

Così mentre a ogni polemica contro i movimenti di difesa dei diritti delle donne la Meloni alimenta la cultura di cui lo stupro è figlia, dall’altro si occupa di stupri e violenze sulle donne SOLO quando le compiono persone di colore. Allora sono “loro” i colpevoli. Sono “loro” i deviati. Gli italiani vanno “ripuliti”. Devono diventare “sani”. Per fare una campagna che abbia presa sugli italiani, ha bisogno d’identificare i responsabili del “male”. Ha bisogno di una massima semplificazione ne “l’altro”, il “diverso”, il “nemico”.

La Meloni ha bisogno di colpevoli immigrati (figli di altre culture patriarcali) per distogliere l’attenzione dalla vera radice del problema: quello di una difesa di una famiglia “tradizionale” in cui donne che dicono “no”, donne che intendono lasciare i propri partner, donne che non se la sentono di portare avanti delle gravidanze vengono demonizzate; sono “devianze”.

Allora, permettemi di dire che il tweet della Meloni NON è contro lo stupro. È per la difesa di una società bianca, cristiana, patriarcale dove le donne sappiano stare al loro posto. Come dire che in fondo, se non ci fossero neri, non ci sarebbero stupri, soprattutto se le donne la smettessero di agitarsi tanto con le recriminazioni e capissero le motivazioni dei loro partner senza costringerli ad alzare le mani o a prendersi quello che gli spetta senza usare violenza.

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