La statistica è una questione morale

Quando Godard sosteneva che le inquadrature sono una questione morale intendeva che ogni rappresentazione della realtà è  un filtro attraverso il quale comunichiamo un’interpretazione che desideriamo venga percepita come realtà tout court. 


Se questo è vero per l’arte, ancor più lo è per la statistica, ma in modo più subdolo e mistificatorio. Questo perché la matematica è  una scienza esatta e nella percezione generale “non mente”.  Allora, diamo le statisiche per scontate dimenticando che la questione morale sta “l’inquadratura”, ovvero sul “cosa” si è contato e a quale scopo.


Per spiegare meglio questo concetto, mi servirò dell’esempio dell’uso manipolatorio che il governo britannico fa delle statistiche dei GCSE. Sono gli esami a cui vengono sottoposti i ragazzi di 16 anni: un mese di test a tappeto per ogni materia studiata. È una tortura dalla quale i ragazzi non traggono alcun beneficio e che serve solo a rinforzare la disparità del sistema.


Pensiamo che l’obiettivo di un esame sia quello di valutare le competenze e che dunque il voto sia direttamente proporzionale al livello di competenza. Tanto più competenti, tanto più alto il voto.

Non è così in UK. Perché?

Perché, se tradotte in statistiche, valutazioni di questo genere metterebbero in luce il classismo del sistema, che è studiato per incrementare disparità piuttosto che combatterla. 


Mi spiego: in un sistema basato sulle competenze, se in conseguenza dei tagli del bilancio vi fosse un declino nei ragazzi delle scuole pubbliche, mentre nelle scuole private ciò non avvenga, la correlazione tra spesa e apprendimento sarebbe ovvia. Facile sarebbe dunque anche la soluzione: stanziare di più. 


Il problema è che in un’economia neoliberista l’obiettivo finale è eliminare completamente la spesa pubblica. Nel frattempo, lavorando a questo fine, si taglia ed erode. Ecco qui la questione morale dell‘inquadratura. Quello che mostrano le statistiche deve aiutare e non ostacolare il sistema. Statistiche che contraddicono la narrativa ideologica vanno re-inquadrate. Allora non si valutano le competenze ma si usano test nazionali: si stabilisce qual è il punteggio medio e su quella base vengono assegnate le valutazioni. 


La manipolazione è ovvia. I criteri diventano arbitrari, questo perché il livello medio non rappresenta un livello di conoscenze medie, ma una media basata sugli studenti di quell’anno. Inoltre, una media che esclude le competenze farà sempre fare bella figura perché ci saranno sempre X nella media e Y al di sopra. Infine, tale statistica rende invisibile la correlazione tra spesa pubblica e qualità dell’istruzione, in quanto nasconde il declino delle competenze e la distanza tra i due poli.


Il sistema britannico va anche oltre nell‘applicazione delle statistiche, ed è cioè quello di utilizzare come parametri nell’assegnazione del voto tutta un’altra serie di fattori che vengono considerati influenti, quali estrazione sociale, luogo di residenza, scuola frequentata, origini etniche. 


Dunque, a parità di competenze, il ragazzo bianco che vive in un bel quartiere e frequenta una scuola privata otterrà automaticamente un punteggio più elevato del ragazzo di colore, residente in un quartiere disagiato che frequenta una scuola pubblica con ragazzi problematici. 


La statistica ci dice che il ragazzo bianco ha un punteggio più elevato del ragazzo di colore. Nella percezione ne deduciamo che è più competente. In realtà le loro competenze sono identiche, ma le statistiche sono state create per assicurarsi che non vengano valutati sulla base di capacità individuali ma sulla base della loro estrazione sociale ed etnica. 

L’aspetto “morale” di tale uso della statistica sta tutto nella reale comunicazione di quello che si vuole rappresentare della realtà. Nel caso del sistema britannico, la rappresentazione di facciata è quella che vuole far vedere i ragazzi bianchi, di elevata estrazione sociale, migliori degli altri. Ma il sottinteso è che l’individuo è secondario all’estrazione etnica e sociale e che dunque non può prescindervi. La sua valutazione infatti non è basata sulle sue capacità (su cui ha un controllo) ma sul diritto di nascita (sul quale non ha alcun controllo).