Mentre lavoravo a un articolo sulla strage di Odessa del 2 maggio 2014, ho avuto modo di entrare in contatto con Oleksii che all’epoca degli avvenimenti era uno studente a Odessa e aveva preso parte alla marcia dell’unità. Gli chiesi di poter utilizzare alcune foto che aveva postato su Twitter e se aveva voglia di raccontarmi ciò che ricordava.
Quella che segue è la traduzione del racconto di Oleksii con l’aggiunta di link di riferimento.
—————-
Mi chiamo Oleksii. Nel 2014 ero uno studente e come molti altri studenti ho partecipato a “Euromaidan”. Questo è il racconto di ciò a cui ho assistito quell’anno. Per far capire meglio quello che è accaduto a Odessa nel 2014, spiegherò il contesto.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica alcuni paesi dell’Europa orientale scelsero di allinearsi con l’Unione europea, altri con la Russia. I leader ucraini a quel tempo preferirono la neutralità. Col passare del tempo però prese sempre più piede l’idea che l’Ucraina avrebbe dovuto avvicinarsi alla UE. È così che il presidente Yuschenko (primo presidente filo-occidentale dell’Ucraina) salì al potere nel 2004. A ogni nuova generazione sempre più persone vedevano l’Ucraina come un paese sovrano in Europa piuttosto che un satellite della Russia. Questo destò preoccupazione nelle autorità russe che lanciarono una campagna informativa ed economica su vasta scala per minare la sovranità ucraina.
Rapporti con la Russia dopo l’indipendenza dell’Ucraina
Economicamente e politicamente la Russia faceva pressioni sull’Ucraina ogni volta che vedeva la sua egemonia minacciata: cercò di bloccare la nostra applicazione al WTO attraverso politici locali filorussi e campagne informative secondo cui l’Ucraina, come stato inferiore, non sarebbe dovuto diventare membro del WTO prima della Russia. Poi si oppose ai nostri tentativi di entrare nella NATO. Ci accusarono pubblicamente e senza alcuna prova di “rubare gas dalle loro tubature” e usarono questa propaganda in ogni loro spettacolo televisivo politico e comico.
Bloccavano le nostre esportazioni in Russia e aumentavano i prezzi del gas e del petrolio ogni volta che volevano che il nostro parlamento approvasse qualsiasi disegno di legge oppure per far sì che fosse eletto un presidente filorusso che facesse dichiarazioni filorusse. È così che hanno prolungato il contratto di locazione della nostra base navale a Sebastopoli (che è stato successivamente utilizzato per annettere la Crimea) – il famigerato patto di Kharkiv.
Dopo il 2004 tutti i media russi aumentarono drasticamente, seguendo le seguenti narrazioni:
- i patrioti ucraini sono nazisti
- tutti coloro che parlano ucraino sono nazisti
- gli eroi ucraini sono nazisti
- gli ucraini che hanno avuto influenza mondiale sono in realtà russi
- l’Ucraina è un paese inferiore che esiste solo perché la Russia lo consente
- gli ucraini sono insignificanti – “hohols” (dispregiativi che i russi usano per gli ucraini)
- la UE è infestata da nazisti, omosessuali e immigrati
- l’Ucraina non è un paese: è stata inventato da tedeschi, austriaci, inglesi, polacchi e Lenin
- la UE non produce nulla e prosciuga i nuovi membri per risorse; li costringono ad accettare matrimoni gay e ospitare immigrati neri
- NATO e l’UE sono imperi malvagi gestiti da nazisti che cercano modi per conquistare il mondo e solo la Russia può fermarli
Attraverso piattaforme media e l’uso di troll e bot su internet, i russi diffusero questa propaganda nel corso del decennio precedente al 2014 (e non hanno mai smesso).
Negli ultimi secoli la Russia ha dominato l’Europa orientale, il Caucaso e l’Asia centrale. Attraverso politiche di genocidio ed espansione culturale aggressiva hanno reso la lingua russa la lingua più comune in ogni paese che era sotto la loro influenza. I russi impedirono attivamente alle ex-repubbliche sovietiche di espandere i propri spazi culturali, spesero enormi quantità di denaro per rendere i media russi e il segmento russo d’Internet dominante in tutto lo spazio post sovietico. Avevano persino il Vkontakte, un equivalente russo di Facebook che iniziò come società privata ma in seguito fu usurpato dagli oligarchi russi e costretto a collaborare con le autorità russe. Vkontakte ha avuto un grande significato perché era il social network più popolare in tutti i paesi di lingua russa. Tutto ciò ha portato la propaganda russa a farsi strada nelle menti delle persone scarsamente istruite.
Naturalmente la propaganda non era il loro unico modo per impadronirsi del potere in Ucraina, corrompevano attivamente le élite locali per sostenere i loro sforzi e insieme alle élite locali russe avevano abbastanza soldi per corrompere i più poveri. Non è difficile corrompere i poveri, i politici locali erano soliti inviare loro prodotti a basso costo prima di ogni elezione e queste persone sostenevano quei politici fintanto che li nutrivano e fintanto che la TV gli diceva che gli altri stavano peggio.
Yanukovich
Nonostante si atteggiasse a filorusso, Yanukovich lavorava per se stesso: voleva attuare la stessa strategia che Lukashenko usava in Bielorussia. Ovvero, chiedere denaro sia alla Russia che alla UE e promettere a ciascuno un’alleanza. Inizialmente promise di firmare l’”Association Agreement” con la UE, ma in seguito rifiutò di firmarlo in cambio del pacchetto di sostegno finanziario della Russia che comprendeva l’allineamento con le dogane Eurasian Custum Union (progetto russo per formalizzare la loro egemonia commerciale). Ciò portò alle proteste studentesche che all’inizio non erano ampiamente supportate dalla popolazione, disillusa dal fallimento delle manifestazioni pre-elettorali, ma quando Yanukovich, optò per una dimostrazione di forza per sopprimere l’opposizione, per la gente fu l’ultima goccia.
Le politiche di Yanukovich avevano causato stagnazione economica. Aveva un passato criminale e stava trasformando il paese in uno stato mafioso. Vendeva incarichi governativi che assicuravano il diritto all’estorsione di denaro alle imprese. Era odiato, ma fino ad allora era stato tollerato. Quando la protesta degli studenti fu brutalmente repressa dalla polizia antisommossa (Berkut) e dozzine di studenti disarmati furono brutalmente picchiati e arrestati, la gente si riversò in piazza.
Euromaidan era cominciato in quel modo. Ci opponevamo alla corruzione; volevamo abbracciare la democrazia; chiedevamo dignità, diritti umani; l’Unione europea era la speranza. Euromaidan unì dietro la bandiera UE tutti gli attivisti: da quelli per i diritti umani, ai patrioti, agli ambientalisti. Conservatori marciavano con attivisti LGBT e l’estrema destra con l’ estrema sinistra.
Euromaidan emerse non solo a Kiev, ma in ogni piazza principale di tutte le grandi città. Odessa aveva il suo Euromaidan che si radunava vicino alla statua del Duc de Richelieu.
Questa protesta fu brutalmente repressa dalla polizia. Furono lanciati granate a gas lacrimogeni contro i manifestanti. Un mio amico fu arrestato e malmenato dalla polizia dopo essere stato rinchiuso insieme ad altri in un furgone.
Mentre Euromaidan riempiva le piazze, Yanukovich tentò di cambiare tattica e invece della polizia antisommossa iniziò ad assumere criminali locali per attaccare i manifestanti. Grandi bande di criminali locali furono pagate per picchiare i manifestanti, rapirli, torturarli e persino ucciderli. La polizia non solo chiudeva gli occhi, ma spesso partecipava alle atrocità.
È importante ricordare che dalla caduta dell’Unione Sovietica, le forze di polizia non erano popolari tra la popolazione. Le forze di polizia erano sottopagate ma avevano un potere significativo e abusavano di quel potere per estorcere tangenti. Yanukovich premiava la lealtà – prometteva pensioni e alloggi generosi, quindi le forze dell’ordine erano fedeli al regime. Anche la polizia istituzionale era composta da persone vulnerabili alla propaganda russa. I poveri infatti erano esposti maggiormente ai media russi che riportavano notizie sull’occidente malvagio accompagnate da film e canzoni sulla gloria militare russa. Per quel motivo, la popolazione aveva perso la fiducia nella polizia e si cominciarono a formare le “forze di autodifesa” di Euromaidan.
Erano armati di bastoni, mazze da baseball, catene, ma a questo punto ancora nessuna arma letale. Il loro scopo era quello di difendere i manifestanti dai criminali sul libro paga (termine locale “titushka”) e dalla polizia antisommossa.
Ma le cose peggiorarono e la polizia antisommossa iniziò ad agire in modo più brutale, più attivo. A un certo punto, la polizia cercò di sopprimere i manifestanti con APC e i manifestanti iniziarono a usare cocktail molotov. Si raggiunse uno stallo. Nessuno voleva arrendersi. Poi, a febbraio, furono sparati i primi colpi contro Euromaidan. I manifestanti non avevano armi da fuoco per difendersi e avvenne il massacro.Morirono quasi cento persone, che vennero chiamate “Heavenly Hundred”.
Fuga di Yanukovich
Yanukovich fuggì inspiegabilmente dal paese il giorno stesso creando un vuoto di potere pericoloso perché se ne era andato senza preavviso e senza dire dove era diretto, lasciando solo una nota in cui rifiutava formalmente di essere accompagnato dai servizi di sicurezza. (ndt – nell’’ottobre 2014, Putin ammise di avere aiutato Yanukovich a fuggire)
Per evitare un peggioramento della crisi politica, il parlamento interpretò le azioni del presidente Yanukovich come dimissioni formali. In risposta, i russi fecero circolare la narrazione che Yanukovich era stato rovesciato dalla “giunta militare”, nonostante che i militari non avessero partecipato a Euromaidan e che il parlamento fosse stato eletto democraticamente un anno prima e avesse il diritto d’interpretare le azioni di Yanukovich come dimissioni formali.
In quel periodo, le élite locali filorusse iniziarono a radunare gruppi “anti-maidan” nelle città dove avevano più potere: Donetsk, Lugansk, Kharkiv, Odessa, Sebastopoli, Simferopol. Si opponevano a tutto ciò che era pro-UE – dunque contro i gay, contro gli immigrati, contro i legami con l’UE, e promuovevano solo l’idea di una grande Russia.
Fu allora che Anti-Maidan apparve a Odessa in piazza Kulikovo. Per un paio di mesi ci passavo davanti ogni giorno mentre andavo all’università. Ogni giorno trasmettevano i discorsi di Putin dagli altoparlanti e sventolavano bandiere russe. Mostravano trasmissioni televisive russe su grandi schermi che avevano installato. Ogni giorno domandavano a Putin d’invadere e distruggere l’Ucraina. Chiedevano alla Russia di occupare Odessa, sterminare l’opposizione per salvarli dai “gay europeisti, fascisti e nazisti ucraini”. All’inizio, furono percepiti come pazzi che non facevano male a nessuno e li si lasciava stare. Euromaidan era contro la violenza non necessaria, quindi scelse di non confrontarli.
A un certo punto Anti-Maidan decise che se Euromaidan aveva le sue “forze di autodifesa di Euromaidan”, allora avrebbero dovuto averle anche loro e così formarono “l’autodifesa del Popolo”. Qualche tempo dopo, il raduno filorusso attaccò i partecipanti di Euromaidan a Kharkiv, costringendoli persino a strisciare in ginocchio tra file di persone che li picchiavano e gli sputavano addosso. Neanche dopo quell’episodio, nessuno si mosse contro l’Anti-Maidan a Odessa.
L’invasione della Crimea
L’esercito russo (senza insegne) intanto sfruttava il caos della crisi politica per prendere il controllo della Crimea. Negarono di essere militari russi e si definivano una “milizia locale” nonostante usassero le più moderne attrezzature militari e avessero carri armati e APC. Le navi russe bloccarono le navi ucraine nei porti. Alcuni militari scelsero di schierarsi con la Russia, altri fuggirono. Nonostante i russi si vantassero di aver occupato la Crimea senza sparare, in realtà uccisero Serhiy Kokurin durante uno degli assalti a una base militare. Dopo che la Crimea fu occupata, indissero un “Referendum” con opzioni ridicole:
1. Dichiarare indipendenza e unirsi alla Russia
2. Dichiarare di tornare alla costituzione della Crimea dal 1992 (quasi la stessa opzione della prima) e unirsi alla Russia.
Nessuna opzione per lo status quo. (ntd – Un sondaggio dell’International Republican Institute nel maggio 2013 aveva rilevato che il 53 % dei crimeani voleva l’autonomia in Ucraina, il 12 % erano per L’autonomia dei Tartari in Ucraina, il 2 % per Oblast comune dell’Ucraina e il 23 % favorevoli all’annessione alla Russia).
Tuttavia, a Odessa, nessuno ancora agiva contro l’Anti-Maidan”, ma tutti erano inorriditi mano a mano che emergevano notizie sui destini degli attivisti ucraini in Crimea: perseguitati e arrestati, spesso torturati.
L’aggressione russa in Crimea e le azioni di attivisti filorussi avevano scosso la società ucraina. Girava voce che la Russia avesse un piano per dividere l’Ucraina in due paesi: Ucraina e “Novorossiya” (nuova Russia). Le mappe di questa cosiddetta “Novorossiya” avevano cominciato a circolare sui social network (in particolare Vkontakte che era utilizzato per coordinare i raduni filorussi). Gli attivisti filorussi iniziarono a impadronirsi di edifici governativi a Donetsk, Lugansk e Kharkiv. Il governo riuscì a radunare le forze speciali fedeli che riuscirono ad arrestare quelli che avevano sequestrato edifici a Kharkiv. Ma nessuna di queste operazioni avvenne a Donetsk e Lugansk.
Il Donbass
A metà aprile un folto gruppo di uomini armati guidati dal colonnello russo Igor Girkin catturò la città di Sloviansk. Le forze speciali ucraine opposero resistenza ed è così che è iniziata la guerra nel Donbass. Gruppi di uomini armati iniziarono ad apparire in tutte le regioni di Lugansk e Donetsk, la polizia locale e le autorità li ignoravano. Quegli uomini armati non cercavano nemmeno di nascondere il fatto che la maggior parte di loro proveniva dalla Russia e reclutavano attivamente persone locali per unirsi a loro. Assicurarono che la Russia li avrebbe annessi come avevano annesso la Crimea e offrirono ingenti somme di denaro, promettendo salvezza dalle “malvagie NATO e UE” che volevano rubare tutte le loro risorse e renderli schiavi.
Nel frattempo i russi iniziarono a eseguire attacchi di artiglieria dal loro territorio contro postazioni ucraine, ma negarono sempre il loro coinvolgimento. Attivisti filo ucraini a Odessa cercarono di negoziare con Anti-Maidan. Un mio compagno di università – Vitaliy Ustimenko era uno dei coordinatori delle “forze di autodifesa dell’Euromaidan” e in seguito mi disse che avevano avuto un “colloquio di pace” con “l’autodifesa del Popolo” e avevano convenuto che la violenza doveva essere evitata e che non ci sarebbero stati tentativi di occupazione degli edifici.
Tuttavia, nonostante i “colloqui di pace”, gli Anti-Maidan continuavano a chiedere alla Russia di distruggere l’Ucraina e tutto ciò che era ucraino. Vi fu sfiducia e delusione. A quel punto tutti sapevano che l’Anti-Maidan non era affidabile, ma nessuno voleva rischiare un’escalation. I raduni ucraini erano ancora sorvegliati dalle forze di autodifesa di Euromaidan e la gente temeva il peggio.
Ad aprile c’erano ancora molti attivisti filo ucraini a Donetsk e organizzarono una “Marcia per l’unità ucraina”. Erano vestiti con vyshyvankas e sventolavano bandiere ucraine. Era il 28 aprile.
La polizia era presente, ma l’Euromaidan di Donetsk non aveva forze di autodifesa. Fu un disastro. Furono pestati a sangue, ho visto il filmato. L’Anti-Maidan usava ogni mezzo a disposizione: manganelli, bastoni, catene, coltelli, non risparmiarono nessuno. Ricordo il video di una ragazza trascinata per i capelli e picchiata nello stomaco. I poliziotti guardavano senza intervenire. Eravamo scioccati.
Seguirono informazioni sul destino degli attivisti ucraini del Donbass. Per loro fu peggio che in Crimea. Alcuni scomparvero senza lasciare traccia, altri furono uccisi, torturati, impiccati. I sopravvissuti ci hanno raccontato di come furono torturati, alcuni furono violentati. A un certo punto le milizie cominciarono a rapire le persone e chiedere il riscatto dai parenti (ndt: rapporto di Amnesty International).
Odessa
Anche a Odessa era prevista una “Marcia per l’unità ucraina” prevista per il 2 maggio e si decise di non ripetere gli stessi errori accaduti a Donetsk. “Non lasceremo che ci battano, non lasceremo che ci spaventino, non dovremmo lasciare che ciò accada a Odessa,” ci dicevamo.
La marcia era stata pianificata subito dopo la partita di calcio. Quel giorno avevamo una squadra di Khrakiv – Metalist che giocava nel nostro stadio di Chernomorsk, quindi gli appassionati di calcio di Kharkiv si unirono alla nostra marcia. Avevamo avuto notizie che gli attivisti dell’'”autodifesa del Popolo” si stavano preparando ad attaccare la manifestazione ed erano ad Aleksandrovskiy Skver – a solo un isolato di distanza da Preobrazhenskaya dove doveva esserci la Marcia per l’unità. Era presente anche la polizia, ma nessuno si aspettava il loro supporto. Nessuno si fidava più della polizia, anzi ci aspettavamo che sarebbe stata contro di noi. Eravamo pronti alla rissa, ma nessuno si aspettava quello che successe.
La marcia per l’unità iniziò all’angolo di Deribasovskaya e Preobrazhenskay. L'”autodifesa del popolo” ci attaccò lì.
All’inizio usavano solo pietre e bottiglie, poi spararono i primi colpi e ucciserol’attivista ucraino Igor Ivanov che fu la prima vittima di questi scontri. La sua targa commemorativa è ancora lì all’angolo di Deribasovskaya e Preobrazhenskaya.
Le forze dell’ordine
La polizia non solo non fece nulla per fermare la lotta, ma proteggeva con gli scudi i militanti filorussi mentre ci sparavano. Alcuni agenti di polizia indossavano strisce rosse e nastri neri e arancioni come i membri dell’”autodifesa del popolo”. Quando vedemmo i nostri amici colpiti e a terra sanguinati, quando vedemmo che Igor stava morendo, colpito da un delinquente filorusso, quando era ovvio che la polizia stava coprendo i criminali, è stato allora che ho visto la disperazione della gente trasformarsi in furia.
All’inizio fu il caos, ma in seguito non solo le “forze di autodifesa dell’Euromaidan”, ma tutti i manifestanti iniziarono ad agire. Alcune persone sequestrarono perfino il camion dei pompieri e cercarono di spruzzare l’Anti-Maidan con acqua. L ‘”autodifesa del popolo” fu sopraffatta e alcuni fuggirono. Altri si barricarono nel centro commerciale Athena a Grecheskaya. Ricordo che da lì sparavano all’esterno e lanciavano granate. Non sono rimasto a vedere cosa gli successe.
La gente pareva impazzita, come se tutto quello che era successo in Ucraina fino a quel punto e il nostro sangue versato avesse preso il sopravvento. Tutti capirono che l’Anti-Maidan era stato tollerato troppo a lungo, Odessa ne aveva abbastanza di gente che domandava il nostro sterminio. Dovevano andarsene. Ricordo che una folla enorme iniziò a marciare da Grecheskaya fino al campo di Kulikovo.
Gli agenti di polizia lasciarono cadere gli scudi e fuggirono. Nessuno seguì la folla nonostante tutti sapessero dove stava andando. Uno scippatore cercò di rubare il portafoglio di un uomo. La gente lo afferrò e lo buttò in terra, nessuno si è fermò. Quando la folla arrivò metà del raduno Anti-Maidan era vuoto.
La gente gridava agli attivisti filorussi che non erano più i benvenuti qui e dovevano andare via. Alcuni se ne andarono, ma altri seguirono i loro leader e si barricarono in un edificio vicino – la casa dei sindacati. Gli attivisti ucraini iniziarono a smantellare tende. Notai delle maschere antigas e mi parve strano.
I filorussi sparavano con pistole traumatiche dall’edificio, allora alcuni attivisti ucraini presero le loro pistole traumatiche. A un certo punto l’Anti-Maidan cominciò a lanciare molotov dal tetto. Gli attivisti filo-ucrani fecero altrettanto. I leader di Euromaidan tentarono di fermarli, ma era troppo tardi, la situazione era fuori controllo. Alcune molotov colpirono le finestre, una colpì la porta. Pochi istanti dopo l’edificio era in fiamme. Alcuni attivisti filo ucraini si precipitarono nell’edificio e cercarono di tirare fuori quelli che erano dentro, riuscirono a salvarne alcuni. Altri invece, ancora fuori di senno, cercavano di colpire chi usciva. Era il caos.
I vigili del fuoco sono arrivati ore dopo l’incendio dell’edificio. Tutti gli attivisti Anti-Maidan arrestati furono rilasciati al mattino senza alcuna accusa. Il capo del dipartimento di polizia di Odessa – Dmytro Fuchedji fuggì in Moldavia il giorno successivo. È così che ricordo quel giorno.
Ho pensato molto a quanto è avvenuto
Per quasi due mesi l’Anti-Maidan veva manifestato chiedendo l’invasione dell’esercito russo; chiedendo a Odessa di separarsi dall’Ucraina; chiedendo il genocidio dell’Ucraina e l’oblio della cultura ucraina. Nessuno li aveva perseguitati, erano liberi di parlare russo, avevano i loro monumenti, i loro teatri, la loro cultura, i loro politici. I russi erano sempre i benvenuti in tutte le parti dell’Ucraina, invece loro ci attaccavano come predatori. Come molti altri ucraini, non credo che il rogo della Casa dei sindacati fu opera di attivisti ucraini. Troppe cose quel giorno sembrano sospette:
- Il ritardo nell’intervento dei vigili del fuoco
Azioni della polizia: inizialmente indossano nastri rossi e difendono gli attivisti filorussi e poi improvvisamente lasciano che il raduno filo ucraino marci verso il campo “Anti-Maidan” e il giorno successivo Il capo del dipartimento di polizia fugge dal paese
A cosa servivano queste maschere antigas?
Quelle persone avrebbero potuto andarsene, avrebbero potuto scappare – la folla arrabbiata era troppo impegnata a smantellare il campo, perché hanno scelto di bloccarsi nell’edificio e lanciare molotov alla folla?
La mia ipotesi è che si trattò di una provocazione. Forse aveva lo scopo di mobilitare le forze filorusse o la Russia voleva usare questa situazione per giustificare l’invasione su vasta scala, ma desistette per qualche motivo.
La macchina della propaganda russa usa ancora questa tragedia per chiamare tutti gli ucraini “nazisti” e dire che distorcono le informazioni e mentono su ciò che è accaduto quel giorno. È un peccato che per qualche ragione molte persone abbiano scelto di credere alla Russia. Ma tutti dovrebbero sempre (e comunque ricordare) che il primo sangue versato quel giorno era stato quello del patriota ucraino – Igor Ivanov.
———-
Se vi è piaciuto l’articolo potete sempre offrirmi un caffè!
[wpedon id=”1228″]
Devi accedere per postare un commento.